Le pagine dei libri antichi possono essere interpretate come messaggere del testo che è stato loro impresso con la forza del torchio. Sono portatrici, nel loro insieme, di quel contenuto che, una volta programmato nella fase di stampa, conferisce al testo la sua forma definitiva, incorruttibile. Su questa forma, supportata dalle antiche pagine, possiamo però trovare alcuni segni, più o meno distintivi, di un passaggio del tutto personale, variabile, singolare. Ci si può imbattere infatti in note manoscritte, chiose, piccole parti di testo scritte a mano, commenti, sottolineature, scarabocchi, e molto altro ancora. Questi segni, nelle condizioni ideali, possono trasmetterci molteplici informazioni: in quali aree geografiche è transitato il libro, chi era il proprietario, quale era il suo pensiero, quali i suoi interessi, la sua età,...
Qui non si tratta però di un ritrovamento di segni manoscritti convenzionali bensì di un particolare - e non convenzionale segno - riscontrabile solo tra le pagine delle antiche messe per i defunti. Un dettaglio del tutto singolare che si riscontra in moltissimi esemplari osservati. La presenza di piccole goccie di cera è una costante, un "marchio di fabbrica", macchia indelebile di una lettura sotto il lume di una candela troppo vicina.